Contorni di circo_ #TRE PER TE_
“Momo” Previati_
Abbiamo chiesto a Geronimo “Momo”, direttore pedagogico e operatore di circo di Jaqulè , di condividere con noi le esperienze culturali che più lo hanno influenzato nel suo percorso nel mondo del circo. Le domande chiedevano di elencare 3 spettacoli, 3 libri, tre film e 3 musiche particolarmente significativi per lui.
Dom_I tre spettacoli visti che più ti hanno influenzato?
Momo_ In the FOOD for love_ Andando alle origini, “In the FOOD for love” è stato uno dei primi spettacoli di circo contemporaneo a cui abbia assistito. Era il 2008, durante la rassegna sul filo del circo di Cirko Vertigo a Grugliasco.Lo spettacolo mi affascinò enormemente per la sua multidisciplinarità e multisensorialità.La compagnia era, se non erro, un gruppo di asrtisti italo, franco, ispano, marocchin*. La trama era un viaggio nella storia del ‘900 di questi paesi, accompagnata dalla preparazione di un piatto tipico per ognuno di essi. Lo spettacolo partiva dall’Italia con un piatto di pastasciutta, per poi migrare fino al Marocco e rientrare in Italia per il caffè conclusivo. Fu il primo spettacolo, e ultimo a cui io abbia assistito, durante il quale una parte della stimolazione del pubblico era affidata ai profumi delle pietanze preparate. Già, i piatti venivano cucinati in scena durante lo svolgimento dello spettacolo su una cucina di linea montata nella pista insieme agli altri attrezzi circensi. Dal punto di vista tecnico mi colpì molto il numero di un duo di mano a mano che “coricati” su un letto posto in verticale, con la propria performance simulavano un amplesso, che trasportava lo spettatore come se stesse assistendo alla scena guardando dal soffitto della camera da letto. Altro punto importante fu la rappresentazione del bombardamento di Guernica: un giocoliere, in piedi su un tavolo microfonato eseguì una sequenza di palline rimbalzine che provocarono un gran rimbombo grazie all’amplificazione del piano su cui lavorava. Alle spalle del performer un video ritraeva aerei in procinto di sganciare bombe. Devo dire che ancora oggi ripensando a quella scena mi viene la pelle d’oca. Ciliegina sulla torta? Musica dal vivo durante tutto lo spettacolo. Purtroppo non si trovano più riferimenti in rete di questo bellissimo spettacolo.
Murmures de Murs di Victoria Thierrèe-Chaplin
L’interprete di questo meraviglioso spettacolo a cui assistii nel 2014 a Milano è Aurelia Thierrée, diretta dalla mamma Victoria Chaplin, settima figlia del celebre Charlie. Una rappresentazione magica ed eterea nella quale le atmosfere oniriche cancellano spazio e tempo, complici le mirabolanti strutture scenografiche che permettono a palazzi di cinque piani di scivolare fuori dal palcoscenico ed ad intere città di muoversi su di esso. Molteplici animali fantastici accompagnano la protagonista nel suo viaggio fiabesco. Le illusioni messe in scena, la capacità di spostare l’attenzione del pubblico dove la si desideri per poterla poi metterla alla prova con magie architettate ad arte, la delicatezza de* performer (ricordo che sul palco Aurelia è in compagnia di un danzatore ed un acrobata) e infine tutta l’atmosfera dello spettacolo mi colpirono molto.
Il n’est pas encore minuit, collettivo Compagnie XY
Ebbi la fortuna di assistere a questo spettacolo in prima fila. 22 acrobat* in scena che per un’ora saltano e rimbalzano dalle mani di uno alle spalle di un altro. Colonne a 4 che crollano e si rimontano con estrema facilità, tavole di legno che diventano trampolini elastici e non ultime una colonna a 3 al “rovescio”: con il più piccolino come base, il medio a metà ed il più grande in punta e una colonna a tre di sole donne, la prima a cui abbia mai assistito. Potente!
Dom_ Tre libri o riviste che consiglieresti di leggere?
Momo_ La vera storia del pirata Long Jhon Silver di Björn Larsson.
Letto durante la stesura del primo spettacolo corale della ciurma Jaqulè a cui partecipai, “Il galeone”, “La vera storia del pirata Long John SIlver” è un romanzo meraviglioso che racconta la storia del celebre personaggio de “L’isola del tesoro” di Stevenson. La protagonista della vicenda però, sembra essere la Libertà, la quale muove il controverso protagonista attraverso mille avventure: arrembaggi, combattimenti e tempeste. Come recita la quarta di copertina ci ritroviamo a “sognare sfide libertarie e ribelli contro il cinismo dei potenti”.
Fantasia di Bruno Munari
Un saggio del designer milanese che investiga questa spettacolare facoltà della mente umana. Il concetto che più mi colpì fu come Munari smontasse la credenza che i-le bambin* hanno maggiore fantasia de* adult*. Riporto brevemente il ragionamento: se la fantasia è prendere in considerazione un oggetto conosciuto, a cui si modificano alcune caratteristiche (ad es. colore, materiale di cui è composto, locazione, finalità ecc), o meglio, si sostituiscono altre caratteristiche, queste ultime devono essere caratteristiche conosciute da chi esegue l’operazione. Se prenderò in analisi, ad esempio, un fragola, dovrò innanzitutto avere in mente cosa è una fragola e se voglio trasformarla in una fragola blu dovrò anche conoscere l’idea di “blu”. Alla luce di tutto ciò, più nozioni si conoscono e padroneggiano, più potrà essere differenziato il processo fantasmatico. Ne consegue che le persone adulte hanno più strumenti per sviluppare la fantasia, ma allora come mai lo fanno così poco e ragionano per lo più in termini pratici ed utilitaristici? Ho investito parecchio tempo su questa riflessione.
Il libro degli errori di Gianni Rodari
Ovvero, citarne uno per indicarli tutti. Del maestro Rodari è molto difficile scegliere una sola opera: da “Grammatica della Fantasia” e “Esercizi di Fantasia” utile per approfondire il discorso imbastito da Munari, questa volta da un punto di vista didattico, alle “Favole al Telefono” e “Filastrocche in cielo ed in terra” magnifici spunti creativi.
Ma se il circo non è altro che fare errori fino a che non si apprende, per poi spostare l’asticella più in alto per poter commetterne altri e così via, “Il libro degli errori” è sicuramente uno dei più azzeccati.
Dom_Tre musiche o autori che associ al circo?
Momo_ Il Galeone (versione Friser, il fiore meraviglioso)
Prende il testo dalla poesia “Schiavi” scritta in carcere da Belgrado Pedrini, partigiano anarchico che a causa della sua lotta contro il regime fascista già dalla metà degli anni ’30, venne tacciato di banditismo comune. Dopo la liberazione, infatti, solo le azioni successive al 1943 vennero iscritte nel panorama della lotta partigiana e così Pedrini fu condannato a 30 anni di reclusione, dal neonato regime democratico, per l’uccisione durante uno scontro a fuoco a Savona, di un agente di polizia. Risalendo i fatti al 1942 questo conflitto non potè essere inserito in quella che viene chiamata lotta di liberazione e per questo Pedrini scontò la propria pena. Canzone che parla di liberazione ad ogni costo.
Senza Paura (Vanoni, de Moraes e Toquinho)
Una delle prime performance in un teatro fu in occasione di un concerto tutto al femminile sul palco del Pertini di Orbassano. Il brano su cui ci esibimmo la mia agile e compagna ed io fu Senza Paura. La voce di Ornella Vanoni e la musica di Vinicius de Moraes e Toquinho ci sembrarono la soluzione migliore su cui muoverci dopo il nostro lungo soggiorno in Brasile che ebbe un significato molto importante per la mia carriera circense.
Oleg Kostrow
Psichedelia dalla Russia. Un compositore davvero particolare che mi ha aiutato molto nei primi anni di insegnamento con bambin* e ragazz*. Sonorità da videogioco.
Dom_Tre film che ti hanno ispirato?
Momo_Musica Per Vecchi Animali, unico film con la regia di Stefano Benni, eccellente scrittore bolognese, vede davanti alla videocamera la bravura di due pietre miliari del teatro italiano: Dario Fo e Paolo Rossi. Un racconto surreale come solo Benni può delineare, si dipana tra le strade di una città in piena emergenza (mai realmente motivata) in cui i due attori, accompagnati da una bambina di 10 anni di nome Lupetta che marina la scuola, sono determinati a raggiungere l’uno il proprio amore ricoverato in ospedale e l’altro il vecchio quartiere Amba dove faceva l’insegnante. Entrambe le mete si trovano dall’altra parte della città. Memorabili la scena in cui Paolo Rossi descrive le banche e quando Lupetta, la bambina, interrogata dalla madre su cosa voglia fare da grande risponde: “La balena!!! Da grande voglio fare la balena!”
La ragazza sul Ponte di Patrice Leconte
Un’aspirante suicida viene salvata da un lanciatore di coltelli in cerca di un bersaglio… da mancare! La coppia scoprirà di avere un’incredibile fortuna insieme, fenomeno che svanisce ogni qualvolta i due si separano. Divertente.
L’odio Mathieu Kassovitz,
Un film che richiede qualche strumento per la sua visione e comprensione. Sconsigliato a* bambin*. (Anche le righe che seguono)
Userò le parole di Zerocalcare (per citare un altro autore importante per me) per descrivere questo film. Il fumettista di Rebibbia ne parla in contrapposizione con i modelli culturali proposti da altri prodotti cinematografici quali Romanzo Criminale. Personalmente aggiungerei che è una critica estendibile a molti prodotti destinati ad un pubblico pre-adolescente e adolescente ed, in genere, giovane. Penso alla stragrande maggioranza della musica trap, ad esempio.
Ma tornando a “L’odio” leggiamo le parole di Zerocalcare tratte dal suo racconto online intitolato Pedagogia:
“Il film che ha formato generazioni di teppisti. Il dogma dei pischelli di tutte le periferie d’Occidente”
“E’ il film che racconta la giornata-tipo di tre ragazzi della banlieu parigina, all’indomani dell’uccisione di un loro amico da parte della polizia”
“Quello è un film che ti insegna qualcosa. Tirano i serci alle guardie. Si sgobbano un nazista. Mica come quei papponi mezzi fasci sempre a rota de cocco”
“Sei (siamo) giovane e di belle speranze, il tuo (nostro) modello dovrebbe essere la teppa di strada, non dei cazzo di mafiosi. Che si tradiscono l’un l’altro, peraltro”
“E’ quello per te essere “fichi”? Fare i bulli coi più deboli è “fico?”
Come spesso accade quando tocca temi sociali e politici Zerocalcare centra il punto. I protagonisti sono anti eroi in grave difficoltà: persone dedite al piccolo spaccio, poco scolarizzate, e violente. Non sono sicuramente degli esempi, ma nello scorrere dei fotogrammi si vede chiaramente come i metodi coercitivi e margnalizzanti del potere non facciano altro che creare micro-comunità compatte e consapevoli della propria condizione sociale, all’interno delle quali vige una solidarietà fortissima. L’impotenza, la paura e la rabbia sono le emozioni che scorrono insieme alle immagini.